Prefazione di Rodolfo Vettorello
alla raccolta di Poesie di Marina Pratici ROSAntide
Helicon Edizioni 2016
Come un viaggio avventuroso e sconvolgente questa lettura quasi antologica di tante poesie di Marina Pratici. Poesie differenti per provenire da tante diverse raccolte pubblicate in anni andati e qui riunite.
Non c’è un apparente filo conduttore, un criterio metodologico stretto e schematico che organizzi la materia poetica. Il vero filo conduttore è la profondità dell’emozione che sottende tutti i testi. I tanti, forse i prevalenti che riguardano la società, l’umanità dolente e i soprusi perpetrati sui più deboli e i testi dedicati alle emozioni più intime e private, amorose e a volte tenere e filiali, dolorose e dolorosissime, tutti i testi poetici sono densi della stessa potenza emozionale. Il canto è forte e sonoro e lo è anche quando i toni declinano al femminile per l’angolazione scelta a testimonianza della personale sensibilità. L’aspetto più sorprendente di questa raccolta è l’unità di stile a dispetto di tante diverse varianti scritturali. Una unità alimentata sempre da una ricercatezza lessicale, da infinite invenzioni semantiche e dalla stessa cura maniacale del linguaggio.
Altre volte si è detto, parlando della poesia di Marina della sua capacità di suscitare emozione, una emozione quasi primitiva per la delicatezza dei temi quando affronta la sofferenza degli altri anche se infinitamente lontani, una sofferenza del tutto condivisibile e umana quando indaga il proprio personale, le proprie gioie e sofferenze. E tutto questo con la misura rigorosa che può avere solo un’autrice dal gusto impeccabile e dai toni raffinati e sottili.
A questo genere di emozione, più facilmente accessibile, si aggiunge la capacità di Marina di suscitare emozione estetica per la finezza dei suoi mezzi espressivi. E qui si affaccia il tema della forma della scrittura poetica.
Per chi come me ritiene che la forma sia contenuto e che la perfezione formale possa trasmettere valori poetici, la poesia di Marina testimonia a modo suo, almeno ai miei occhi, il valore di questa asserzione. Per sgombrare subito il campo dall’idea perversa che la perfezione formale voglia dire asservimento passatista alle regole della metrica, si può osservare, senza sforzo, che la poesia dell’autrice non sottostà a nessuna delle regole semplicemente formali. Ovvero, rispetta unicamente il dettato di un ritmo interiore che impone le giuste cadenze, il ritmo più adeguato al tema, le corrette e più ricercate assonanze, il tutto asservito alla sola logica di una musicalità spontanea e non sovrapposta.
Poesia a volte non facile, quella di Marina, perché la sua perfezione deriva dall’infallibilità di un orecchio poetico che deriva a sua volta da un talento naturale, un vero dono per pochi.
Abbiamo detto di un viaggio avventuroso e possiamo aggiungere di un viaggio complesso, completo, largo e generoso. Un viaggio dentro se stessa e fuori da se stessa. E’ la consapevole e lucida cessione della propria voce poetica tanto ai temi del personale che alla ricchezza del reale e di tutte le sue contraddizioni. Dentro e fuori per testimoniare la grande attenzione verso gli altri, verso il mondo e le sue sofferenze con la stessa attenzione e sensibilità che un autore dedica a se stesso. La poesia di Marina, così carica di ispirazione autentica e così ricca di raffinata ricerca non può non lasciare traccia in chi si soffermi sugli aspetti più peculiari della sua comunicazione poetica. Tuttavia, al di là di tutto il male constatato e documentato, lo sfruttamento dei bambini, la sofferenza dei più deboli, il patimento dei vecchi il messaggio che arriva è in fondo un messaggio di speranza. La certezza che alla fine tutto può accadere, tutto è sempre possibile. La parole dell’autrice sembrano costantemente alludere, al di là di qualunque difficoltà, a una incredibile utopia. Se la ragione ci induce troppo spesso al pessimismo, il sentimento e la passione ci inducono invece sempre e comunque a sperare. La felicità, attraverso le parole di Marina finisce con l’apparire come un’utopia realizzabile e la Poesia appare come uno dei mezzi migliori e più efficaci perché questa utopia possa concretizzarsi.
alla raccolta di Poesie di Marina Pratici ROSAntide
Helicon Edizioni 2016
Come un viaggio avventuroso e sconvolgente questa lettura quasi antologica di tante poesie di Marina Pratici. Poesie differenti per provenire da tante diverse raccolte pubblicate in anni andati e qui riunite.
Non c’è un apparente filo conduttore, un criterio metodologico stretto e schematico che organizzi la materia poetica. Il vero filo conduttore è la profondità dell’emozione che sottende tutti i testi. I tanti, forse i prevalenti che riguardano la società, l’umanità dolente e i soprusi perpetrati sui più deboli e i testi dedicati alle emozioni più intime e private, amorose e a volte tenere e filiali, dolorose e dolorosissime, tutti i testi poetici sono densi della stessa potenza emozionale. Il canto è forte e sonoro e lo è anche quando i toni declinano al femminile per l’angolazione scelta a testimonianza della personale sensibilità. L’aspetto più sorprendente di questa raccolta è l’unità di stile a dispetto di tante diverse varianti scritturali. Una unità alimentata sempre da una ricercatezza lessicale, da infinite invenzioni semantiche e dalla stessa cura maniacale del linguaggio.
Altre volte si è detto, parlando della poesia di Marina della sua capacità di suscitare emozione, una emozione quasi primitiva per la delicatezza dei temi quando affronta la sofferenza degli altri anche se infinitamente lontani, una sofferenza del tutto condivisibile e umana quando indaga il proprio personale, le proprie gioie e sofferenze. E tutto questo con la misura rigorosa che può avere solo un’autrice dal gusto impeccabile e dai toni raffinati e sottili.
A questo genere di emozione, più facilmente accessibile, si aggiunge la capacità di Marina di suscitare emozione estetica per la finezza dei suoi mezzi espressivi. E qui si affaccia il tema della forma della scrittura poetica.
Per chi come me ritiene che la forma sia contenuto e che la perfezione formale possa trasmettere valori poetici, la poesia di Marina testimonia a modo suo, almeno ai miei occhi, il valore di questa asserzione. Per sgombrare subito il campo dall’idea perversa che la perfezione formale voglia dire asservimento passatista alle regole della metrica, si può osservare, senza sforzo, che la poesia dell’autrice non sottostà a nessuna delle regole semplicemente formali. Ovvero, rispetta unicamente il dettato di un ritmo interiore che impone le giuste cadenze, il ritmo più adeguato al tema, le corrette e più ricercate assonanze, il tutto asservito alla sola logica di una musicalità spontanea e non sovrapposta.
Poesia a volte non facile, quella di Marina, perché la sua perfezione deriva dall’infallibilità di un orecchio poetico che deriva a sua volta da un talento naturale, un vero dono per pochi.
Abbiamo detto di un viaggio avventuroso e possiamo aggiungere di un viaggio complesso, completo, largo e generoso. Un viaggio dentro se stessa e fuori da se stessa. E’ la consapevole e lucida cessione della propria voce poetica tanto ai temi del personale che alla ricchezza del reale e di tutte le sue contraddizioni. Dentro e fuori per testimoniare la grande attenzione verso gli altri, verso il mondo e le sue sofferenze con la stessa attenzione e sensibilità che un autore dedica a se stesso. La poesia di Marina, così carica di ispirazione autentica e così ricca di raffinata ricerca non può non lasciare traccia in chi si soffermi sugli aspetti più peculiari della sua comunicazione poetica. Tuttavia, al di là di tutto il male constatato e documentato, lo sfruttamento dei bambini, la sofferenza dei più deboli, il patimento dei vecchi il messaggio che arriva è in fondo un messaggio di speranza. La certezza che alla fine tutto può accadere, tutto è sempre possibile. La parole dell’autrice sembrano costantemente alludere, al di là di qualunque difficoltà, a una incredibile utopia. Se la ragione ci induce troppo spesso al pessimismo, il sentimento e la passione ci inducono invece sempre e comunque a sperare. La felicità, attraverso le parole di Marina finisce con l’apparire come un’utopia realizzabile e la Poesia appare come uno dei mezzi migliori e più efficaci perché questa utopia possa concretizzarsi.