PREFAZIONE a cura di Rodolfo Vettorello
a ROSA DELLA MEMORIA ROSA DELLA DIMENTICANZA
di Marina PRATICI
Ci sono tante maniere differenti di pensare alla Poesia e, come risultato, ci sono altrettanti differenti prodotti poetici.
Esiste però una sola Grande e Vera Poesia, quella che non ha aggettivi o anche quella cui si attagliano tutti indistintamente gli aggettivi possibili.
Mi viene in mente la Poesia di Leopardi e di diversi altri, non troppi per la verità.
Da un punto di vista strettamente scientifico, se si possedesse una vera e univoca definizione del concetto di Poesia, non resterebbe, per esprimere giudizi di valore, che confrontare la produzione di un poeta con una specie di modello ideale di riferimento. Lo scostamento relativo rispetto a questo modello darebbe la definizione esatta del valore di un autore.
Sciaguratamente o per fortuna, non esiste una sola plausibile definizione di Poesia, così la valutazione di ogni singolo autore, da parte della critica ufficiale e di tutti quelli che fruiscono di questo genere letterario è del tutto arbitraria e soggetta ad errore.
Siamo in un campo in cui la scientificità delle valutazioni è del tutto non significativa.
Diciamo allora che la discriminante vera per decidere se una Poesia sia o meno Grande Poesia è solo nella facoltà di suscitare emozione.
Non mi pare esagerato affermare che la Poesia di Marina Pratici appartenga a questo genere di Poesia e ci appartenga di diritto perché qualunque aggettivazione limitante le starebbe stretta.
Questo non solo per una specie di verifica all’indietro, ma per l’immediatezza comunicativa della sua pagina, per l’emozione elargita.
Il riferimento all’emozione, questo valore espresso senza altre qualificazioni, merita un chiarimento perché potrebbe, di suo, generare qualche equivoco.
Si può suscitare emozione semplicemente esprimendo sentimenti ampiamente condivisibili, magari anche agganciando, impropriamente, il sentimentalismo e la retorica, esasperando il sentire attraverso l’enfasi e la lacrimosità.
Non è evidentemente in questa accezione che si intende il concetto di emozione.
La Poesia vera trasmette emozioni mediate dalla misura, dalla discrezione, dal rispetto per la privatezza dei sentimenti. Valori che vengono immediatamente percepiti e apprezzati dal lettore più attento.
La Poesia vera trasmette, deve trasmettere, anche emozione estetica perché se è vero, come è vero, che la Poesia è fatta in parte da contenuti e in parte da forma, la forma corretta, curata, pensata, studiata ed elaborata può e deve trasmettere valori estetici che rivestono comunque significati profondi.
La forma migliore ha una funzione educativa sul pubblico che usufruisce della Poesia.
Pubblico che se non è in grado di esprimere al riguardo giudizi di valore, finisce tuttavia col subire inconsciamente la suggestione del bello.
Frequentando la perfezione o quantomeno ciò che le si avvicina, il gusto si affina e la richiesta successiva si fa mano a mano più esigente.
E’ la ragione, in fondo, per cui si portano i ragazzi delle scuole nei musei e si fanno sostare davanti alla grande pittura.
Stare davanti a una tela di Raffaello non richiede necessariamente tutte le conoscenze adeguate per apprezzarla nel suo significato più profondo, tuttavia la frequentazione di ciò che definiamo “bello assoluto” non è esente da risultati.
Senza che lo si avverta, la bellezza lavora dentro di noi e ci affina.
La Poesia di Marina appartiene sicuramente a questo genere di produzione artistica. Tenere il suo libro sul comodino potrà parere senza conseguenze ma non è così, lo giuro.
Io la tengo da tempo quest’ultima sua raccolta sul comodino come “livre de chevet” e mi accorgo di riceverne delle suggestioni successive e progressive che mi arricchiscono indiscutibilmente.
Leggo Poesia, in fondo, solo per questo per affinare la mia sensibilità e per conoscere anche me stesso e questo mi riesce meglio quanto più la poesia che leggo mi penetra e mi seduce. Mi abbandono e cedo alla fascinazione e man mano divento altro da me.
Quali le ragioni vere di questa fascinazione non so bene; alcune le conosco altre lavorano senza che io ne abbia coscienza. Posso evidentemente parlare solo di quelle che rispondono al mio appello.
Nella Poesia di Marina la prima cosa che colpisce è la levità del tocco. La frase poetica, pur incisiva e precisa non è mai perentoria ed esaustiva. I colori della tavolozza sono prevalentemente quelli dei “chiaristi”; la luce soffusa permea tutte le cose, le persone, i sentimenti e i luoghi.
Li riunisce e li vela in un’atmosfera unificante che non tende ad appiattirli e a banalizzarli ma li integra completamente in una realtà interiore di grande ricchezza e di assoluta eleganza. Per tornare al parallelo pittorico, la realtà viene come unificata da quella che i pittori chiamavano “velatura”.
“Rosa della Memoria Rosa della Dimenticanza” è un viaggio non solo dentro l’anima di un poeta, una poetessa , che svela la sua intimità ma è il viaggio nella complessità tanto del suo intimo che del mondo che la circonda, come si presenta ai suoi occhi e al suo cuore.
Marina non è il poeta che si compiace della propria sensibilità e considera l’esterno un corollario alle sue emozioni e l’esperienza poetica il solo disvelamento di sè, il compiacimento verso la propria morbilità emozionale.
Quello di Marina è un viaggio complesso, completo, largo e generoso. E’ un viaggio dentro se stessa e fuori da se stessa.
E’ la consapevole e lucida cessione della propria voce poetica tanto ai temi del personale quanto alla ricchezza del reale con la medesima generosità lirica.
Dentro e fuori da sé, un viaggio nell’intimo e contemporaneamente un viaggio in una realtà che determina emozioni grandi quanto il viaggio interiore.
Dentro e fuori per testimoniare la grande attenzione verso gli altri, verso il mondo, la sua sofferenza, le sue emarginazioni con la stessa attenzione e sensibilità che un poeta dedica a se stesso.
In Marina, nella sua Poesia, non c’è alcun rischio, come in altri autori peraltro di grande valore, di resa al compiacimento per le proprie sensibilità perché, nel momento stesso in cui vengono testimoniate le emozioni relative al privato personale, parallelamente e con lo stesso tipo di approfondimento e di mezzi espressivi viene testimoniata la partecipazione all’esterno, agli altri, ai fratelli.
Mi colpiscono particolarmente le poesie d’amore, quelle dedicate agli affetti familiari, allo sposo, al figlio, alla madre, al padre. Mi colpiscono per i toni delicati ed elegantemente allusivi, senza mai cedimenti all’enfasi e al sentimentalismo.
Non per tentare una esegesi sistematica ma solo cedendo al desiderio di ordinare quello che mai dovrebbe venire ordinato, dirò che il viaggio di Marina ha tanti momenti dedicati “al dentro di sé” e mi vengono in mente poesie come “Roseto d’ottobre”,
“io non amo questa donna gentile…. io amo la sua inquietudine”,
oppure “il rosa di un airone” e “se la tua mano si fa rosa” dedicata allo sposo, “mia signora delle rose” dedicata alla madre.
Marina ha anche i momenti dedicati al “fuori da sé” e lo dicono poesie come “non ha lamenti la neve”, “lentissimamente”, “la primavera a Chillan”, “Neda”, “la madre di Giuda”.
Ci sono poi i momenti in cui Marina guarda ai suoi amori letterari;
A T.S. Eliot di “Il mese più crudele”, “George” o a Kerouac di “Tramonto a Big Sur”.
Lo sguardo che così spesso si sposta da sé verso l’esterno, verso gli altri, produce elegia, celebrazione forte e pregnante quando la Memoria obbliga a rivedere eventi della nostra storia con la partecipazione viva dell’anima e del sentimento, uniti indissolubilmente. Qui la voce di Marina prende un respiro amplissimo e commosso celebrando con i suoi strumenti migliori un evento doloroso per la sua terra.
Rosa della memoria viene chiamata la sua Poesia “Valla, 19 agosto 1944”
Se dalla Poesia ci aspettiamo emozione, coinvolgimento, partecipazione commossa al personale del poeta ma anche spinta ad uscire dalle strettoie della propria realtà e dei propri piccoli egoismi, per aderire a un progetto più grande, ambizioso di difficile ma non impossibile felicità, allora la Poesia di Marina ci aiuterà ad entrare in questa meravigliosa utopia.
La sua Poesia, così ricca di raffinata ricerca estetica, così carica di ispirazione autentica non può non lasciare traccia in chi si soffermi su questi aspetti della comunicazione poetica.
Attraverso questi strumenti di grande finezza viene veicolato un grande messaggio che proprio per queste caratteristiche diventa di enorme efficacia comunicativa.
Se il Poeta ha la voce giusta i suoi messaggi diventano davvero universali e penetranti.
Al di là di tutto il male constatato e documentato, lo sfruttamento dei bambini, la sofferenza dei più deboli, il patimento dei vecchi e di tanta umanità, il messaggio che viene è, in fondo, un messaggio di speranza.
Voglio, per concludere fare un’affermazione che mi preme.
Il messaggio più forte della Poesia di Marina è che alla fine tutto può accadere, tutto è possibile.
Le sue parole sembrano sempre alludere, al di là di qualunque avversità, ingiustizia, delusione, sopruso, tormento a una incredibile utopia.
Se la ragione ci induce troppo spesso al pessimismo, il sentimento e la passione ci inducono invece sempre e comunque a sperare.
La felicità finisce con l’apparire come un’utopia realizzabile e la Poesia è uno dei suoi strumenti.
Rodolfo Vettorello
a ROSA DELLA MEMORIA ROSA DELLA DIMENTICANZA
di Marina PRATICI
Ci sono tante maniere differenti di pensare alla Poesia e, come risultato, ci sono altrettanti differenti prodotti poetici.
Esiste però una sola Grande e Vera Poesia, quella che non ha aggettivi o anche quella cui si attagliano tutti indistintamente gli aggettivi possibili.
Mi viene in mente la Poesia di Leopardi e di diversi altri, non troppi per la verità.
Da un punto di vista strettamente scientifico, se si possedesse una vera e univoca definizione del concetto di Poesia, non resterebbe, per esprimere giudizi di valore, che confrontare la produzione di un poeta con una specie di modello ideale di riferimento. Lo scostamento relativo rispetto a questo modello darebbe la definizione esatta del valore di un autore.
Sciaguratamente o per fortuna, non esiste una sola plausibile definizione di Poesia, così la valutazione di ogni singolo autore, da parte della critica ufficiale e di tutti quelli che fruiscono di questo genere letterario è del tutto arbitraria e soggetta ad errore.
Siamo in un campo in cui la scientificità delle valutazioni è del tutto non significativa.
Diciamo allora che la discriminante vera per decidere se una Poesia sia o meno Grande Poesia è solo nella facoltà di suscitare emozione.
Non mi pare esagerato affermare che la Poesia di Marina Pratici appartenga a questo genere di Poesia e ci appartenga di diritto perché qualunque aggettivazione limitante le starebbe stretta.
Questo non solo per una specie di verifica all’indietro, ma per l’immediatezza comunicativa della sua pagina, per l’emozione elargita.
Il riferimento all’emozione, questo valore espresso senza altre qualificazioni, merita un chiarimento perché potrebbe, di suo, generare qualche equivoco.
Si può suscitare emozione semplicemente esprimendo sentimenti ampiamente condivisibili, magari anche agganciando, impropriamente, il sentimentalismo e la retorica, esasperando il sentire attraverso l’enfasi e la lacrimosità.
Non è evidentemente in questa accezione che si intende il concetto di emozione.
La Poesia vera trasmette emozioni mediate dalla misura, dalla discrezione, dal rispetto per la privatezza dei sentimenti. Valori che vengono immediatamente percepiti e apprezzati dal lettore più attento.
La Poesia vera trasmette, deve trasmettere, anche emozione estetica perché se è vero, come è vero, che la Poesia è fatta in parte da contenuti e in parte da forma, la forma corretta, curata, pensata, studiata ed elaborata può e deve trasmettere valori estetici che rivestono comunque significati profondi.
La forma migliore ha una funzione educativa sul pubblico che usufruisce della Poesia.
Pubblico che se non è in grado di esprimere al riguardo giudizi di valore, finisce tuttavia col subire inconsciamente la suggestione del bello.
Frequentando la perfezione o quantomeno ciò che le si avvicina, il gusto si affina e la richiesta successiva si fa mano a mano più esigente.
E’ la ragione, in fondo, per cui si portano i ragazzi delle scuole nei musei e si fanno sostare davanti alla grande pittura.
Stare davanti a una tela di Raffaello non richiede necessariamente tutte le conoscenze adeguate per apprezzarla nel suo significato più profondo, tuttavia la frequentazione di ciò che definiamo “bello assoluto” non è esente da risultati.
Senza che lo si avverta, la bellezza lavora dentro di noi e ci affina.
La Poesia di Marina appartiene sicuramente a questo genere di produzione artistica. Tenere il suo libro sul comodino potrà parere senza conseguenze ma non è così, lo giuro.
Io la tengo da tempo quest’ultima sua raccolta sul comodino come “livre de chevet” e mi accorgo di riceverne delle suggestioni successive e progressive che mi arricchiscono indiscutibilmente.
Leggo Poesia, in fondo, solo per questo per affinare la mia sensibilità e per conoscere anche me stesso e questo mi riesce meglio quanto più la poesia che leggo mi penetra e mi seduce. Mi abbandono e cedo alla fascinazione e man mano divento altro da me.
Quali le ragioni vere di questa fascinazione non so bene; alcune le conosco altre lavorano senza che io ne abbia coscienza. Posso evidentemente parlare solo di quelle che rispondono al mio appello.
Nella Poesia di Marina la prima cosa che colpisce è la levità del tocco. La frase poetica, pur incisiva e precisa non è mai perentoria ed esaustiva. I colori della tavolozza sono prevalentemente quelli dei “chiaristi”; la luce soffusa permea tutte le cose, le persone, i sentimenti e i luoghi.
Li riunisce e li vela in un’atmosfera unificante che non tende ad appiattirli e a banalizzarli ma li integra completamente in una realtà interiore di grande ricchezza e di assoluta eleganza. Per tornare al parallelo pittorico, la realtà viene come unificata da quella che i pittori chiamavano “velatura”.
“Rosa della Memoria Rosa della Dimenticanza” è un viaggio non solo dentro l’anima di un poeta, una poetessa , che svela la sua intimità ma è il viaggio nella complessità tanto del suo intimo che del mondo che la circonda, come si presenta ai suoi occhi e al suo cuore.
Marina non è il poeta che si compiace della propria sensibilità e considera l’esterno un corollario alle sue emozioni e l’esperienza poetica il solo disvelamento di sè, il compiacimento verso la propria morbilità emozionale.
Quello di Marina è un viaggio complesso, completo, largo e generoso. E’ un viaggio dentro se stessa e fuori da se stessa.
E’ la consapevole e lucida cessione della propria voce poetica tanto ai temi del personale quanto alla ricchezza del reale con la medesima generosità lirica.
Dentro e fuori da sé, un viaggio nell’intimo e contemporaneamente un viaggio in una realtà che determina emozioni grandi quanto il viaggio interiore.
Dentro e fuori per testimoniare la grande attenzione verso gli altri, verso il mondo, la sua sofferenza, le sue emarginazioni con la stessa attenzione e sensibilità che un poeta dedica a se stesso.
In Marina, nella sua Poesia, non c’è alcun rischio, come in altri autori peraltro di grande valore, di resa al compiacimento per le proprie sensibilità perché, nel momento stesso in cui vengono testimoniate le emozioni relative al privato personale, parallelamente e con lo stesso tipo di approfondimento e di mezzi espressivi viene testimoniata la partecipazione all’esterno, agli altri, ai fratelli.
Mi colpiscono particolarmente le poesie d’amore, quelle dedicate agli affetti familiari, allo sposo, al figlio, alla madre, al padre. Mi colpiscono per i toni delicati ed elegantemente allusivi, senza mai cedimenti all’enfasi e al sentimentalismo.
Non per tentare una esegesi sistematica ma solo cedendo al desiderio di ordinare quello che mai dovrebbe venire ordinato, dirò che il viaggio di Marina ha tanti momenti dedicati “al dentro di sé” e mi vengono in mente poesie come “Roseto d’ottobre”,
“io non amo questa donna gentile…. io amo la sua inquietudine”,
oppure “il rosa di un airone” e “se la tua mano si fa rosa” dedicata allo sposo, “mia signora delle rose” dedicata alla madre.
Marina ha anche i momenti dedicati al “fuori da sé” e lo dicono poesie come “non ha lamenti la neve”, “lentissimamente”, “la primavera a Chillan”, “Neda”, “la madre di Giuda”.
Ci sono poi i momenti in cui Marina guarda ai suoi amori letterari;
A T.S. Eliot di “Il mese più crudele”, “George” o a Kerouac di “Tramonto a Big Sur”.
Lo sguardo che così spesso si sposta da sé verso l’esterno, verso gli altri, produce elegia, celebrazione forte e pregnante quando la Memoria obbliga a rivedere eventi della nostra storia con la partecipazione viva dell’anima e del sentimento, uniti indissolubilmente. Qui la voce di Marina prende un respiro amplissimo e commosso celebrando con i suoi strumenti migliori un evento doloroso per la sua terra.
Rosa della memoria viene chiamata la sua Poesia “Valla, 19 agosto 1944”
Se dalla Poesia ci aspettiamo emozione, coinvolgimento, partecipazione commossa al personale del poeta ma anche spinta ad uscire dalle strettoie della propria realtà e dei propri piccoli egoismi, per aderire a un progetto più grande, ambizioso di difficile ma non impossibile felicità, allora la Poesia di Marina ci aiuterà ad entrare in questa meravigliosa utopia.
La sua Poesia, così ricca di raffinata ricerca estetica, così carica di ispirazione autentica non può non lasciare traccia in chi si soffermi su questi aspetti della comunicazione poetica.
Attraverso questi strumenti di grande finezza viene veicolato un grande messaggio che proprio per queste caratteristiche diventa di enorme efficacia comunicativa.
Se il Poeta ha la voce giusta i suoi messaggi diventano davvero universali e penetranti.
Al di là di tutto il male constatato e documentato, lo sfruttamento dei bambini, la sofferenza dei più deboli, il patimento dei vecchi e di tanta umanità, il messaggio che viene è, in fondo, un messaggio di speranza.
Voglio, per concludere fare un’affermazione che mi preme.
Il messaggio più forte della Poesia di Marina è che alla fine tutto può accadere, tutto è possibile.
Le sue parole sembrano sempre alludere, al di là di qualunque avversità, ingiustizia, delusione, sopruso, tormento a una incredibile utopia.
Se la ragione ci induce troppo spesso al pessimismo, il sentimento e la passione ci inducono invece sempre e comunque a sperare.
La felicità finisce con l’apparire come un’utopia realizzabile e la Poesia è uno dei suoi strumenti.
Rodolfo Vettorello