Prefazione a QUANDO SI CAMBIA DENTRO di Valentina Palleri
a cura di Rodolfo Vettorello
Generalmente la scrittura in terza persona è una via di fuga praticata quando un autore pensa di potersi porre come osservatore rispetto alla vicenda che racconta.
Quando però i fatti riportati, i sentimenti, le passioni, le paure e le speranze sono così viscerali come nella scrittura di
Valentina Palleri, la terza persona serve molto poco a nascondere la protagonista e la sua storia.
Valentina ha scritto una coinvolgente autobiografia e non importa che ogni personaggio abbia nomi diversi da quelli della sua vicenda personale, non importa nemmeno che tanti protagonisti siano creature di fantasia o quantomeno costruiti ad hoc per coinvolgere maggiormente il lettore.
Ogni scrittore ha le sue strategie e quella di mescolare reale e autobiografico con immaginario e verosimile è uno dei requisiti essenziali di una buona scrittura.
Il verosimile di Valentina è così ben rappresentato da potersi sovrapporre con precisione al vero e al reale.
La vicenda raccontata, una vita in sostanza, è massimamente coinvolgente e la sua accentuazione al femminile è particolarmente didattica e istruttiva soprattutto per un uomo o quanto meno per un uomo della mia generazione, abituato per inveterata consuetudine a vivere le vicende, le paure, le gioie della femminilità essenzialmente come spettatore.
La scrittura veloce, snella, moderna di Valentina fa entrare un uomo nel mondo del femminile con estrema cautela e curiosità.
Un mondo in buona parte sconosciuto dove si penetra per uscirne arricchiti di qualche sapere in più ma soprattutto di emozione e di rispetto per l’altra metà del cielo.
La maternità raccontata da Valentina si svela in tutti i suoi aspetti più intimi e segreti e la sua rappresentazione è completa ed esauriente.
Si va dalle paure iniziali, vaghe e umanissime, fino al loro concretizzarsi in sentenze dolorose e la narrazione fa vivere al lettore tutta la difficoltà delle scelte.
Niente è idilliaco e scontato, ogni aspetto è vissuto e rappresentato con lucidità e a volte con durezza.
Non si sorvola su nulla, niente è lasciato in sospeso.
Valentina non ha imbarazzo a fare la sua dichiarazione di voto rispetto alle scelte abortive ma non fa della sua scelta un manifesto.
Cosa che potrebbe indurre qualcuno a schierarsi pro o contro.
Fa semplicemente una dichiarazione, umanamente motivata dalla sua appartenenza religiosa ma ancora prima da una sorprendente ed entusiastica dichiarazione di “si” alla vita.
La vitalità e la gioia di questa passione pervade tutta la lunga narrazione e illumina anche le pagine più dolorose, quelle in cui sembra che ogni felicità sia ormai preclusa e la speranza sia condannata a morire.
Il “si” alla vita soffocato lungamente in una lunga immersione in un bagno di pianto, riaffiora pian piano con la nascita del primo figlio.
Si fa più forte e prepotente con il rinsaldarsi del patto con la vita e diventa quasi un grido liberatorio di gioia piena con il completarsi di una famiglia grande e numerosa come sono le famiglie benedette dalla mano di Dio.
Finisce un romanzo ma il suo finire è solo l’inizio di un’altra vicenda. Ancora amarezze e dolori intercalati a gioie e speranze ma questa è la vita e Valentina insegna a dire sempre e comunque il nostro “si” gioioso anche davanti alle avversità più dolorose.
Il nostro “si”, quello che apre la porta ad ogni possibilità e speranza.
Rodolfo Vettorello
a cura di Rodolfo Vettorello
Generalmente la scrittura in terza persona è una via di fuga praticata quando un autore pensa di potersi porre come osservatore rispetto alla vicenda che racconta.
Quando però i fatti riportati, i sentimenti, le passioni, le paure e le speranze sono così viscerali come nella scrittura di
Valentina Palleri, la terza persona serve molto poco a nascondere la protagonista e la sua storia.
Valentina ha scritto una coinvolgente autobiografia e non importa che ogni personaggio abbia nomi diversi da quelli della sua vicenda personale, non importa nemmeno che tanti protagonisti siano creature di fantasia o quantomeno costruiti ad hoc per coinvolgere maggiormente il lettore.
Ogni scrittore ha le sue strategie e quella di mescolare reale e autobiografico con immaginario e verosimile è uno dei requisiti essenziali di una buona scrittura.
Il verosimile di Valentina è così ben rappresentato da potersi sovrapporre con precisione al vero e al reale.
La vicenda raccontata, una vita in sostanza, è massimamente coinvolgente e la sua accentuazione al femminile è particolarmente didattica e istruttiva soprattutto per un uomo o quanto meno per un uomo della mia generazione, abituato per inveterata consuetudine a vivere le vicende, le paure, le gioie della femminilità essenzialmente come spettatore.
La scrittura veloce, snella, moderna di Valentina fa entrare un uomo nel mondo del femminile con estrema cautela e curiosità.
Un mondo in buona parte sconosciuto dove si penetra per uscirne arricchiti di qualche sapere in più ma soprattutto di emozione e di rispetto per l’altra metà del cielo.
La maternità raccontata da Valentina si svela in tutti i suoi aspetti più intimi e segreti e la sua rappresentazione è completa ed esauriente.
Si va dalle paure iniziali, vaghe e umanissime, fino al loro concretizzarsi in sentenze dolorose e la narrazione fa vivere al lettore tutta la difficoltà delle scelte.
Niente è idilliaco e scontato, ogni aspetto è vissuto e rappresentato con lucidità e a volte con durezza.
Non si sorvola su nulla, niente è lasciato in sospeso.
Valentina non ha imbarazzo a fare la sua dichiarazione di voto rispetto alle scelte abortive ma non fa della sua scelta un manifesto.
Cosa che potrebbe indurre qualcuno a schierarsi pro o contro.
Fa semplicemente una dichiarazione, umanamente motivata dalla sua appartenenza religiosa ma ancora prima da una sorprendente ed entusiastica dichiarazione di “si” alla vita.
La vitalità e la gioia di questa passione pervade tutta la lunga narrazione e illumina anche le pagine più dolorose, quelle in cui sembra che ogni felicità sia ormai preclusa e la speranza sia condannata a morire.
Il “si” alla vita soffocato lungamente in una lunga immersione in un bagno di pianto, riaffiora pian piano con la nascita del primo figlio.
Si fa più forte e prepotente con il rinsaldarsi del patto con la vita e diventa quasi un grido liberatorio di gioia piena con il completarsi di una famiglia grande e numerosa come sono le famiglie benedette dalla mano di Dio.
Finisce un romanzo ma il suo finire è solo l’inizio di un’altra vicenda. Ancora amarezze e dolori intercalati a gioie e speranze ma questa è la vita e Valentina insegna a dire sempre e comunque il nostro “si” gioioso anche davanti alle avversità più dolorose.
Il nostro “si”, quello che apre la porta ad ogni possibilità e speranza.
Rodolfo Vettorello