Prefazione alla Raccolta Poetica: CONTRO IL TEMPO, IL TEMPO CONTRO
a cura della Dott.ssa Marina Pratici, poetessa, critico letterario,giornalista, consulente editoriale, membro di giurie letterarie. Pochi minuti potranno anche correggere il mio modo di pensare per tutta la vita Peter Brook, The Empty Space Quanto tempo impieghiamo a leggere una poesia? Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole:/ ed è subito sera In una riga, in tre versi, in una manciata di secondi, un capolavoro che ha cifrato il passato, indicato il presente, tracciato il futuro. Destinato a vivere nel tempo, oltre il tempo, contro il tempo. In una intervista radiofonica del 1951, con la bella voce resa rauca e pastosa dalle troppe sigarette, Eugenio Montale- e il passaggio da Quasimodo a Montale, così ermeticamente avvinti e così poeticamente distanziati, è inevitabile quanto naturale- dichiarava: La poesia non subisce il logorio del tempo, non esistendo un tempo della poesia. A consegnarci il non tempo della poesia, ecco dunque quest’ultima, verticalissima prova di Rodolfo Vettorello, poeta che puntualmente e massimamente ci incanta. E che, poetizzando il tempo, lo risignifica. In mutanza tematica e atmosferica, dove la luce dell’ombra, l’arreso e velato chiarore notturno, sembra prevalere. E c’è una sottilissima ma respirabile vena orfica nella seduzione, fortemente avvertita e avvertibile in più liriche, per la notte, dilatata a metafora, a elemento matericamente onnipervadente e travalicante. La morte tuttavia è l’evento centrale, permeante e tramante l’intera silloge. Se ne resta in attesa, l’attesa/ è vita sospesa che muore, con l’ascolto dei soli battiti del cuore mentre i rumori della vita vissuta si allontanano, mentre scende l’ultimo tramonto: Vivere a lungo ha solamente un senso,/ aggiungere ad un giorno un altro giorno/ e questo fino a quando/ sarà soltanto un lampo la distanza/ da questo istante/ all’ultimo tramonto. Rodolfo Vettorello costruisce la lingua con una precisione ingegneristica ( e pensare che in una vita parallela, ma non contaminante, il Nostro è noto architetto ), senza mai cedere alle lusinghe sireniche del suono fine a se stesso, dello sperimentalismo di maniera: in questa materia cristallina, in questo dettato finemente filtrato, l’emozione costantemente preme, deflagrando come luce attraverso un prisma. In purissima, quasi alchemica, fusione delle due categorie pascaliane dell’esprit de finesse e dell’esprit de géométrie. A generare un tessuto poetico di rara agilità, dominato da un linguaggio semplice, volutamente semplice, coltamente semplice, e forte, spontaneamente forte, sorprendentemente forte, per assemblaggi lessicali, accentuazioni aggettivali, intensificazioni verbali; dove l’asciuttezza e la potenza espressive vengono a poggiare su un vocabolario di vistosità zero, in ricchezza di maturità compositiva che non necessita di orpelli o artificiose ridondanze. E poi, la magica, irripetibile musicalità dell’endecasillabo vettorelliano, che già tante volte abbiamo celebrato. Quel verso raffinato- talora rimato nelle astraenti chiuse- che scolpisce e ritualizza il testo: una poesia di questo genere lavora in piena, altissima, coscienza artistica, conosce tutti i mezzi e tutti gli effetti. E torniamo a proporre l’interrogativo di partenza. Quanto tempo impieghiamo a leggere quaranta poesie, tante ne contiene questa densissima raccolta? Trenta minuti, quaranta? Ma pochi minuti, mentre il tempo lavora contro e noi lavoriamo contro il tempo, possono correggere il nostro modo di pensare per tutta la vita, come suggerisce uno dei padri del Teatro, Peter Brook, nella citazione presentata in antiporta. Questo poeta immenso ci aiuterà, perché lui conosce il mistero e il segreto: La sola eternità, nelle parole. Marina Pratici Critico Letterario, Giornalista, Poetessa e Scrittrice, Operatrice Culturale |