PREFAZIONE dell’Autore alla Raccolta di Poesie ARCOBALENI
Parlando di Poesia è sempre grande la tentazione di definire “che cosa è la Poesia”. Non cederò di sicuro a questa tentazione osando una definizione di carattere generale che sicuramente e a ragione sarebbe ampliamente discutibile. Proverò invece a esprimere qualche mia piccola verità su aspetti particolari della materia. Ad esempio riguardo al rapporto tra Poesia e Metrica. La poesia é, non solo ma, sostanzialmente contenuto. Tant'é vero che si parla di poesia dei Promessi Sposi e di poesia di tante pagine di prosa. La metrica é uno dei modi dell'espressione poetica, rilevante ma non essenziale, specialmente nella poesia dal novecento in poi. A chi non ha interesse per la poesia la metrica non serve a nulla e in generale si può dire che la metrica non comunica nessun significato linguistico ma poiché la poesia é fatta tanto di "ciò che si dice" che di "come lo si dice", la metrica é parte in causa non per quanto attiene ai contenuti ma per quello che riguarda gli aspetti formali. Generalmente si ritiene che la poesia moderna, vedi ad esempio Ungaretti di "Si sta/ come d'autunno/ sugli alberi le foglie/ per essere in versi liberi sia priva di metrica. Concetto profondamente errato perché verso libero non significa esente da regole metriche. Il discorso poetico é organizzato comunque secondo rapporti di numero di "sillabe" e di posizione di "accenti." La sostanza è che ogni testo moderno é costruito secondo un "progetto individuale" non in applicazione di regole preconfezionate ma tuttavia nel rispetto, più spesso di quanto non si creda, di forme e ritmi tradizionali. La metrica é una delle forme della scrittura poetica. Non attribuisce significati al testo perché si occupa non della sostanza ma della versificazione. Ciò non toglie che per molti poeti il richiamo alle forme classiche ha un peso rilevante nella composizione. Montale, nella cui poesia l'endecasillabo ha un posto di grande rilievo, vive però nell'esperienza del verso libero. La forma regolare e classica é una scelta molto praticata ma sempre revocabile ed egli, in un contesto di endecasillabi perfetti, si può concedere l'inserimento di versi che secondo i canoni classici si potrebbero definire "errati." Importante é non perdere di vista i valori "storici" della versificazione. Le regole metriche applicate strettamente a un testo possono arrivare ad essere condizionanti e così estremamente vincolanti da venir rifiutate dalla poesia moderna. Un parere personale é che la metrica non debba essere antecedente alla stesura di un testo poetico. Per chi disponga della cosiddetta "parola poetica" o di un orecchio musicalmente allenato, la creazione poetica che sia gradevole e di buon ritmo é quasi sicuramente di metrica corretta anche se viene perseguito il moderno verso libero. La verifica metrica, che deve essere successiva alla scrittura non potrà far altro che accertare la relativa perfezione del testo. Qualsiasi dissonanza, rilevabile ad un'attenta lettura specie a voce alta corrisponde quasi sicuramente ad un'incongruenza metrica sia quantitativa (riguardo al numero delle sillabe) , sia accentuativa (posizione e numero delle sillabe toniche). Una seconda piccola verità, a mio parere, riguarda la definizione per quanto riguarda la Poesia Moderna del concetto di verso libero. Secondo alcuni studiosi il verso libero non é in fondo un vero verso. La forma libera costituisce una prosa cadenzata e non un verso misurato. A sostegno di questa valutazione stanno i "Petits Poemes en prose" di Baudelaire o "Illuminations" di Rimbaud. Il linguaggio é sicuramente poetico nel suo procedere per immagini, nella costruzione del discorso, nello stile ma manca il verso vero e proprio. Idem in Walt Whitman e i suoi "Leaves of grass." D'Annunzio nelle "Laudi", accanto alle forme tradizionali (terza rima, endecasillabo sciolto, endecasillabi e settenari a schema libero, sonetto, canzone), in un numero elevato di testi presenta una versificazione in cui l'"isosillabismo" non ha più un ruolo determinante. La poesia cerca il proprio ritmo al di fuori di schemi predefiniti. L'evoluzione successiva a D'Annunzio ha agito sul verso libero facendolo evolvere verso forme più radicali. Verso libero significa sempre più rifiuto di ogni struttura, rifiuto nei confronti di una tradizione metrica e soprattutto poetica. Esiti estremi di questo processo sono le "parole in libertà" di Marinetti e la "poesia in prosa". Non é enunciabile una regola per il "verso libero" proprio per non arrivare a una contraddizione in termini. L'unica affermazione sensata pare quella che il verso non può essere regolare se non per caso. Storicamente però si rileva che la poesia del novecento non abbandona le forme metriche tradizionali ma ne fa un uso critico. Nella versificazione del novecento il concetto di unità metrica é sdoppiato tra due poli, da un lato il verso, dall'altro l'unità ritmica, autonoma e non dipendente dalla forma del verso come era invece obbligatorio nella versificazione classica. Diventa significativo che la divisione sintattica si adegui alla divisione metrica o vi si ponga in contrasto; infatti anche nella poesia più decisamente libera é viva la ricerca stilistica dell'"enjambement". La possibilità di reperire versi tradizionali entro la poesia libera é importante come allusione alla tradizione metrica e come constatazione di persistenza di questa ma il dato fondamentale è che la vera acquisizione riguarda i nuovi modi di trattamento del verso. La rima non é affatto abolita, se ne fa anzi un ampio uso ovviamente con una libertà corrispondente a quella del verso. Viene riconosciuto il suo ruolo di risorsa sempre disponibile tra gli artifici fonici che creano la musicalità di un testo. Tutto questo per definire l’ambito di interesse della Poesia dell’autore che come appare anche a una lettura affrettata frequenta i luoghi e i modi della Poesia Classica e quelli della tradizione recente e attuale. Qualcuno potrà trovare degli apparentamenti vistosi con tanti autori della grande tradizione. Del resto molti Poeti attuali, noti e meno noti, sono figli e nipoti di sperimentalismi moderati o di avanguardismi più spericolati e la verità è che nessuno può sottrarsi, per il semplice fatto di essere un lettore attento, a parentele culturali. La vera genialità consiste, non tanto nel rivoluzionare gli ambiti in cui si opera ma semplicemente nell’aggiungere con il proprio lavoro e la propria creatività quel verso in più. Quello personale che sposta in avanti (magari di un solo passo) il tracciato poetico giunto fino a noi. Rodolfo Vettorello |